Quando si tratta di acquari, molti appassionati sono consapevoli dell’importanza dei fertilizzanti per le piante acquatiche, ma spesso si trovano disorientati di fronte alla vasta gamma di prodotti disponibili. Questi possono variare enormemente nelle loro caratteristiche e indicazioni, rendendo difficile fare una scelta informata.
Se non usati correttamente, però, i fertilizzanti possono causare più danni che benefici all’interno dell’acquario. Un esperto in materia ci spiega perché questo accade e come evitare gli errori più comuni.
Per creare un acquario “olandese” perfetto, con piante rigogliose e in salute, è fondamentale seguire un piano di nutrizione adeguato. Sebbene le piante acquatiche abbiano a disposizione un’enorme quantità d’acqua, esse necessitano di nutrienti specifici per crescere bene. Tuttavia, capita spesso di vedere piante che ingialliscono, crescono debolmente o si ricoprono di alghe. A questo punto, molti si chiedono: “È il caso di aggiungere fertilizzanti?” E, in tal caso, “Quali scegliere?”

La varietà di fertilizzanti disponibili nei negozi specializzati può confondere: si trovano decine di prodotti, spesso molto ben presentati ma con etichette che non spiegano chiaramente il loro contenuto. L’acquariofilo inesperto finisce per provare diversi tipi, uno dopo l’altro, ma i risultati spesso non sono quelli desiderati. La crescita incontrollata di alghe è uno degli effetti più comuni di un uso improprio dei fertilizzanti
Le piante hanno bisogno di nutrienti, ma sono piuttosto selettive riguardo a ciò che assumono. Esse “scegono” solo quelli di cui hanno veramente bisogno, lasciando gli altri nutrienti disponibili nell’acqua, pronti per essere utilizzati dalle alghe. Se l’acquario non è ben bilanciato, un eccesso di nutrienti favorisce la crescita delle alghe, che competono con le piante per luce e anidride carbonica.
Quindi, è cruciale che l’acquariofilo comprenda le specifiche esigenze nutrizionali delle piante in base alla composizione dell’acqua del suo acquario. Questo è un aspetto complesso, poiché gli strumenti per monitorare questi parametri sono limitati, soprattutto in ambito domestico. Pertanto, è importante stabilire delle linee guida per l’uso dei fertilizzanti e capire come riconoscere i segnali di carenza nelle piante.
Come regolarsi con acqua e fondo
Abbiamo visto nella prima parte dell’articolo quanto sia fondamentale comprendere la relazione tra acqua, fondo e fertilizzanti per una gestione corretta del nostro acquario. Ora, proseguiamo analizzando altri fattori chiave che influenzano la salute delle piante acquatiche, partendo dalla corretta cura e integrazione dei nutrienti.
Fondamentale la corretta pianificazione del fondo
Il substrato, infatti, gioca un ruolo decisivo nel nutrimento delle piante acquatiche. Se il fondo non è adeguatamente preparato e ricco di nutrienti, risulterà difficile mantenere una vegetazione rigogliosa e sana. È importante che il fondo contenga una buona quantità di macro e micronutrienti essenziali, come ferro, manganese, zinco e rame, che le piante possono assorbire più facilmente. Alcuni di questi nutrienti possono essere anche trasferiti tramite l’acqua, ma la loro disponibilità nel substrato garantisce una nutrizione più bilanciata e previene la crescita eccessiva di alghe.
Un altro aspetto importante è la “Capacità di Scambio di Cationi” (CSC), che determina quanto bene il fondo possa trattenere e poi rilasciare nutrienti alle radici delle piante. Substrati come la perlite o la ghiaia porosa, caratterizzati da una CSC alta, favoriscono una migliore disponibilità di nutrienti. Tuttavia, alcuni materiali come la torba e l’humus, pur avendo un alto valore CSC, devono essere utilizzati con moderazione, per evitare l’inquinamento dell’acqua causato dall’eccesso di materia organica.
Un fondo ideale: più strati per una crescita ottimale
La stratificazione del fondo è un aspetto fondamentale. In un acquario nuovo, è consigliabile predisporre almeno tre strati successivi per garantire la corretta nutrizione delle piante. Il primo strato può essere composto da fertilizzante in sticks o in polvere, con una composizione acida, che favorisce la lenta cessione di ioni e aiuta a mantenere il potere riducente del fondo. Il secondo strato dovrebbe essere costituito da ghiaia granulare miscelata con pomice, per ottenere una buona CSC. Infine, il terzo strato, quello superficiale, sarà composto da sabbia silicea per separare il fondo dall’acqua e controllare la liberazione dei nutrienti.

Per chi ha già un acquario allestito, si può procedere con un accurato sifonamento per rimuovere il surplus di materia organica, e poi aggiungere fertilizzanti in forma di palline o sticks da distribuire uniformemente sul fondo.
La luce, elemento indispensabile per la crescita delle piante
L’importanza della luce non può essere sottovalutata. Per una crescita sana delle piante, la luce deve essere sufficiente. In mancanza di essa, l’aggiunta di fertilizzanti risulterebbe inutile, se non dannosa, favorendo il proliferare di alghe. Le piante acquatiche necessitano di una quantità di luce pari a circa 40 microEinstein per metro quadro, equivalente a circa 0,5-1 watt per litro d’acqua, utilizzando lampade specializzate. È importante anche sostituire periodicamente i neon, poiché, con il tempo, la loro efficacia diminuisce.
Se l’acqua risulta ingiallita, la luce non arriverà adeguatamente alle piante, limitandone la crescita. Perciò, una corretta illuminazione è cruciale per garantire la salute vegetale e per ottenere risultati efficaci dai fertilizzanti utilizzati.
L’importanza della CO2 per una crescita rigogliosa
L’anidride carbonica (CO2) disciolta è un altro elemento essenziale per le piante acquatiche. L’assenza di CO2 può limitare la fotosintesi e rallentare la crescita delle piante. Una concentrazione di circa 20-30 mg/l di CO2 è l’ideale per ottenere una crescita ottimale. In commercio esistono diffusori di CO2 che permettono di mantenere questa concentrazione costante nel tempo.
Per le specie che non riescono ad assorbire direttamente la CO2 disciolta, come le Cabomba, è importante evitare che si ricorrano a fonti alternative di carbonio, come il bicarbonato, che può danneggiare le foglie delle piante. Pertanto, un’adeguata somministrazione di CO2 è fondamentale per un ecosistema acquatico equilibrato e per garantire alle piante la giusta quantità di nutrimento.
Fertilizzanti liquidi: un uso razionale
Infine, parliamo dei fertilizzanti liquidi, che molti acquariofili usano per stimolare la crescita delle piante. Tuttavia, come già accennato, non si tratta di una panacea. Aggiungere fertilizzante in un acquario mal gestito, dove l’acqua è troppo dura, il fondo non è adatto e la luce insufficiente, non farà altro che peggiorare la situazione, favorendo la crescita delle alghe.
L’uso di fertilizzanti liquidi è più efficace quando l’acquario è già in equilibrio, con acqua dolce, luce adeguata e una buona circolazione dell’acqua. In questi casi, un fertilizzante liquido può promuovere una crescita sana e vigorosa delle piante. Come per i pesci, la chiave è non “forzare” la crescita, ma sostenere un ambiente naturale e ben bilanciato.

Il test per azotati e fosfati rappresenta una strategia utile per monitorare la qualità e la composizione dei fertilizzanti acquistati, in particolare quando non vengono esplicitamente dichiarati i contenuti sulla confezione. Infatti, la varietà dei prodotti sul mercato è tale che i fertilizzanti possono essere composti da ferro chelato, macronutrienti, chelatori, oligoelementi e metalli, a volte anche amminoacidi e fattori di crescita. Nonostante la composizione specifica possa rimanere sconosciuta, è importante non aggiungere nell’acquario fertilizzanti contenenti azoto e fosforo, in quanto questi sono già presenti in abbondanza a causa dei residui di pesci e mangime, rischiando così di generare squilibri.
Per evitare l’introduzione di nutrienti in eccesso, si può effettuare una semplice prova con i test per ammoniaca, nitriti, nitrati e fosfati. Dopo aver sciolto il prodotto acquistato in acqua distillata, si può verificare la sua reazione. Se la soluzione si colora, è meglio non usarlo. Se invece rimane chiara, il prodotto può essere utilizzato, rispettando le dosi consigliate dal produttore, per evitare dannosi eccessi.
Un altro aspetto importante riguarda l’utilizzo di fertilizzanti a base di ferro chelato, che sono sempre utili poiché il ferro tende a precipitare facilmente nell’acqua ossigenata dell’acquario. Monitorare settimanalmente il contenuto di ferro nell’acqua consente di aggiungere il fertilizzante necessario per mantenere il valore in un intervallo ottimale per le piante acquatiche. Tuttavia, è fondamentale non abusare di altri fertilizzanti, in quanto l’acqua dell’acquario, generalmente, contiene già nutrienti sufficienti come magnesio, calcio e zolfo, e l’aggiunta di fertilizzanti supplementari è necessaria solo quando le piante richiedono maggiori quantità.
Nel caso di piante che crescono poco o che sono in fase di decomposizione, l’acquario spesso possiede già una quantità adeguata di nutrienti, quindi l’intervento più utile consiste nel sostituire parte dell’acqua per rimuovere l’eccesso di ioni. L’uso di fertilizzanti liquidi, infatti, è solo consigliato quando le condizioni ecologiche sono ottimali e le piante sono in buona salute, altrimenti si rischia solo di stimolare la crescita di alghe.
Infine, la fertilizzazione diventa inefficace quando il potenziale redox dell’acqua è elevato, poiché gli elementi tendono a precipitare sul fondo. In questi casi, è più utile ricorrere a un chelatore o a un concime a base di ferro chelato per riportare in soluzione gli ioni. La corretta gestione del redox è quindi fondamentale per l’efficacia della fertilizzazione e per evitare inutili sprechi.
In sintesi, la fertilizzazione deve essere affrontata con criterio e consapevolezza, seguendo un programma di cura che tenga conto delle necessità reali delle piante. Solo con un’adeguata attenzione alle condizioni ecologiche dell’acquario e una fertilizzazione mirata, è possibile ottenere acquari rigogliosi e ben equilibrati.